Gian Luigi Gigli – Presidente del Movimento per la Vita Italiano – al Direttore di Libero

Caro Direttore, il Comitato Ministri del Consiglio d’ Europa ha sconfessato la pretesa della Cgil di far condannare l’ Italia per i troppi obiettori e di comprare la loro coscienza «con la promessa di un posto fisso». Una decisione che brucia, se quello che fu un grande sindacato continua a sostenere …che l’Italia resterebbe sotto osservazione UE. Piuttosto sono i reali interessi della Cgil a restare sotto osservazione dei lavoratori, stupiti da un impegno per l’ aborto molto superiore a quello per l’ occupazione, segnale della deriva di una sinistra, che ha sostituito la ricerca della giustizia sociale con la promozione dei desideri individuali.

A compromettere il profilo liberale dell’ Italia ci si mette ora anche il M5S, che a Torino ha invitato il Ministro della Salute a riservare i posti di primario ginecologo ai medici non obiettori.

Ricordo che la legge 194/78 non considera l’ aborto un diritto, ma una possibilità dolorosa per risolvere conflitti tra il diritto alla salute della madre e il diritto alla vita, se pur “affievolito”, del nascituro. Che la realtà applicativa della 194 sia diversa non basta a mutare il fatto che nel nostro ordinamento il concepito è portatore di diritti, come confermato dall’art. 1 della legge 40/2004, mai messo in discussione dagli interventi demolitivi della Corte Costituzionale.

Nessuno dovrebbe sorprendersi se la maggioranza dei medici si sente chiamata a dare la vita e non a toglierla, perché la richiesta di sopprimere la vita di un essere umano fa nascere un insanabile conflitto in chi ha scelto di curare e di aver cura. Il rifiuto di aborto ed eutanasia è legato alla professione medica fin da Ippocrate e fonda il rapporto che lega la fiducia del paziente alla coscienza del medico.

Gli sviluppi delle scienze biomediche e la pretesa di un’autodeterminazione senza limiti moltiplicano i casi in cui la coscienza dei professionisti entra in conflitto con interventi che, per quanto legalizzati, restano controversi circa il rispetto dei diritti fondamentali dell’ uomo e nelle democrazie contemporanee pluraliste la mancanza di valori condivisi non può essere sostituita dall’imposizione per legge di un’ etica, se pur maggioritaria.

L’ obiezione di coscienza non è una concessione, ma un istituto necessario «a tenere vivo il senso della problematicità riguardo ai limiti della tutela dei diritti inviolabili» e «concorre ad impedire una definizione autoritaria ex lege delle finalità proprie della stessa attività professionale» (CNB, 30.07.12).

Addomesticare la coscienza dei professionisti con carriere o concorsi riservati aprirebbe a derive autoritarie, una prospettiva che può attrarre qualche vetero-comunista della Cgil, ma suscita inquietudine se rappresenta il mondo nuovo promesso dal M5S.

Solennemente quanto ipocritamente, la tutela sociale della maternità è obiettivo dichiarato della 194, ma nessun percorso alternativo all’interruzione volontaria della gravidanza è proposto e nessun aiuto concreto è offerto alle gestanti in difficoltà, malgrado la maggioranza degli aborti sia da attribuire a cause di natura socio-economica. Solo i Centri di aiuto alla vita e le case di accoglienza del Movimento per la Vita offrono una mano a donne costrette dal bisogno, che porteranno l’aborto come una cicatrice permanente.

Invece di criminalizzare gli obiettori, è urgente promuovere politiche per la famiglia per dare a ogni donna la libertà di essere madre. Aiuterebbe anche a far uscire l’ Italia dal pendio della denatalità, che rischia di comprometterne previdenza, welfare e sistema sanitario e di rendere irreversibile il suo declino economico.

Aborto. Il doppio attacco di Cgil e grillini ai medici obiettori